Percorso per veri “Rambo” questa volta.
In una bellissima giornata estiva si parte in pullman dalla solita Piazza testimone ormai da anni di innumerevoli uscite domenicali, direzione Frosinone per il meraviglioso Parco Nazionale D’Abruzzo.
I nostri cari amici, forse non molto consapevoli di ciò che li attendeva partono da un frazione di Veroli incoscienti che da li a poco iniziava il loro calvario, solo uno sparuto gruppetto decideva di proseguire in pullman fino a Forca d'Acero, dimezzando così i propri sforzi.
Ad andatura turistica si attraversano numerose cittadine di importantissimo valore storico come Casamari ,Castelliri e Isola Liri fino a raggiungere Sora, A quel punto gli scalatori hanno cominciato ad "annusare" il terreno favorevole e l'andatura è progressivamente aumentata. L'attacco della salita, fin dal primo chilometro ha determinato una notevole selezione. "Menava le danze" il solito Capobasso che, per almeno 4 o 5 volte ha incrementato bruscamente il ritmo regolare imposto da Spagnolo. Alla loro ruota si portavano Vernaglione, Baldi ed Edmondo, andando a costituire un quintetto inseguito ad una certa distanza da un Grillo fuori forma ma comunque mai completamente rassegnato ad un ruolo di comprimario. Più in dietro annaspavano De Cola, circondato dai suoi fedelissimi tra cui la giovane promessa Valerio, Antonuzzi, un lieto rientro dopo la fortunata parentesi dedicata all'esplorazione di nuove dimensioni sportive, e Loreti che, alla continua ricerca della pedalata dei giorni migliori, rinunciava ad attuare la solita vecchia strategia della "fuga bidone" e dunque a lasciare un segno tangibile nella corsa.
Con un gruppo sgranatissimo fin dai primi chilometri i valori in campo (anche quelli ematici, naturalmente!) sono emersi senza sorprese. Spagnolo ha dettato il suo ritmo e dal quintetto di testa hanno perso contatto prima Vernaglione, nell'inopinato tentativo di liberarsi del casco madido di sudore consegnandolo al presidente che seguiva con molta partecipazione l’evoluzione della gita, poi Baldi, dopo uno sguardo allarmato al proprio cardifrequenzimetro, infine il prode Edmondo, scalatore di razza ma poco avvezzo alle lunghe distanze, nonostante il soprannome che lo contraddistingue (“il maratoneta”).
Rimasti soli i due di testa hanno rapidamente firmato un utile (ma poco riguardoso per il pubblico assiepato dietro i paracarri) patto di non belligeranza, accettato anche dal giovane Loreto, fuori gara perché inseritosi a metà salita ma in grado di reggere il ritmo dei battistrada.
Nel frattempo, dietro di loro, un Vernaglione in stato di
grazia prima si riportava su Baldi poi con alcune "trenate" sopra i 20
km/h ricuciva la distanza su un Edmondo decisamente provato. A questo punto i
tre si accorgevano che davanti non facevano sul serio e, alternandosi a tirare,
si portavano a non più di 50 metri dai battistrada quando mancavano circa 5 km
al valico. Accortosi di ciò Capobasso, nonostante un raggio spezzato a causa di
una violenta (e pesante!) accelerazione per rispondere ad una precedente
progressione di Spagnolo, incrementava la velocità impedendo di fatto il
ricongiungimento. I tre scollinavano con circa 30" sugli inseguitori che,
in vista di Forca d'Acero moltiplicavano gli sforzi. Finalmente sul terreno
amico (la discesa), Baldi si gettava a capofitto seguito dall'indomito Edmondo
mentre Vernaglione pagava dazio (che abbia ascendenti colombiani?). Il
ricongiungimento avveniva a circa 4 km da Opi dove il Baldi attuava un tentativo
di fuga annullato dopo qualche minuto da uno Spagnolo intenzionato a non
lasciare spazio alcuno. Si configurava così la situazione seguente: Al comando
un quartetto composto da Spagnolo, Baldi, Loreto ed Edmondo. Dietro Capobasso,
definitivamente vinto a causa delle noie meccaniche e mestamente raccolto
dall'auto del Presidente.
In ultimo Vernaglione che, vittima della dura "sentenza" espressa
dalla discesa non sarebbe più rientrato.
I battistrada procedevano di buon accordo fino a Villetta Barrea dove, sulle prime balze di passo Godi, avveniva una frattura determinata da una sosta per rifornimento idrico. Tutti si fermavano tranne Baldi che, provvidenzialmente dotato di due borracce, proseguiva da solo salendo di buon ritmo (tra i 18 e i 20 km/h). A circa 4 chilometri dalla vetta di passo Godi rientravano su di lui Spagnolo e Loreto, mentre Edmondo, ormai pago, manteneva la quarta posizione resistendo al tentativo di riaggancio di Vernaglione. Poco prima dello scollinamento Spagnolo, in ossequio al suo soprannome (Van Der Brouke), si esprimeva in due progressioni col rapportone, alle quali resistevano a fatica i compagni di fuga sotto gli occhi stupiti di Spartaco Pergola (uno dei componenti del gruppo che aveva scelto il "giro corto"). In discesa Baldi decideva di non correre rischi e si portava al comando mantenendo la testa ed impostando con tranquillità le infinite curve che conducono a Scanno.
A Scanno giungevano nell'ordine: Carla Scaramella, la prima dei componenti del giro corto; il terzetto composto da Spagnolo, Baldi e Loreto, Edmondo, Vernaglione, il Grillo con Antonuzzi, e via via, con distacchi anche molto significativi , tutto il gruppo.
Epilogo con le gambe sotto i tavoli al ristorante “Mirella” ( vedi foto ) ma con la soddisfazione di tutti avercela fatta dopo un percorso cosi’ duro ed un augurio di ritrovarci anche il prossimo anno sulle strade del Parco Nazionale D’Abruzzo.