16 luglio 2006

Avezzano – Scanno (km 83)

Resoconto 11^ edizione del Giro dei Parchi d’Abruzzo

La telefonata del Presidente, giunta puntuale come tutti gli anni, non conteneva i soliti toni imperativi: “Domenica andiamo a Scanno: devi venire!” Era piuttosto una sorta di appello suadente e al contempo rassegnato: “Cercate di venire, se siamo in pochi non importa, vorrà dire che ci rimetterò io”. In realtà, al di là dei toni dimessi, a conti fatti abbiamo beneficiato di una delle migliori organizzazioni da quando questa “classica” è stata inserita nel calendario del Team 2001.
Ma andiamo con ordine. Alla partenza nessun tragico ritardatario. Pullman dignitoso e furgone –scopa capiente e ben riconoscibile (color giallo tuorlo d’uovo marcescente).

Arrivo al punto di partenza di Avezzano per l’orario previsto. Caffè pessimo e servito da un gestore rancoroso che rifiuta addirittura di riempire una borraccia (Presidente, annotare prego e …l’anno prossimo si cambia!). Foto di rito e sempre secondo il rito, partenza alla spicciolata. Solo i più audaci, una assoluta elite che da questo momento, per la loro autorevolezza in gruppo, chiameremo “i sultani del pedale”, decidevano di proseguire in pullman per affrontare l’ “epica” ascesa verso passo Godi. 

   

Tutti gli altri si dirigevano “di passetto” verso Pescina dando vita alle prime schermaglie psicologiche (piccole e subdole accelerazioni in occasione dei pit stop fisiologici delle ruote più accreditate). Dopo qualche decina di chilometri, all’altezza di Ortucchio, per la presenza delle telecamere sul percorso il gruppo sbandava vistosamente. Si riprendeva con una curiosa variante verso Lecce dei Marsi, evidentemente frutto di un accordo sottotraccia tra l’organizzazione della corsa e l’amministrazione locale che utilizzava il passaggio del gruppo come veicolo pubblicitario. Un nome simile, che richiama alla mente l’antico legame tra Puglia e Abruzzo, “doveva” necessariamente accogliere i “transumanti” del Team 2001.
Da Pescina, lungo le prime rampe della valle del Giovenco (immediatamente scambiata per il Sagittario da corridori già in debito di ossigeno) il gruppo “esplodeva” immediatamente. Davanti il De Cola a dettare il ritmo. Alla sua ruota il Baldi ansimante seguito dal Grillo sornione. Più staccati e sparpagliati tutti gli altri con Loreti a chiudere il gruppo in attesa di “scaldare” la gamba.

I tre i fuga salivano regolari azionando il 19 e il 21 per un’andatura che si manteneva intorno ai 20 km/h. A 500 metri dalla vetta il Grillo provava un cambio di ritmo e scollinava con pochi secondi sugli altri due. Nei pressi del tunnel sommatale un furgone giallo attendeva i passaggi e gestiva i rifornimenti.

                  

Picchiata verso Cocullo con il Grillo che perdeva immediatamente le ruote mentre il Baldi e il De Cola “remavano” regolarmente fino ad Anversa dove finalmente mollavano per percorre ad andatura turistica le splendide Gole del Sagittario. Prima dello sbarramento Enel di Villalago, tuttavia, il grillo piomba sulla coppia a 30km/h in salita con il rapportone in scia ad un vecchio OM sbuffante. Il De Cola era lesto ad accodarsi, mentre il Baldi doveva impegnarsi per recuperare. Dietro il gruppo, ricompattato dalla discesa, si apprestava a fare il suo ingresso in Aversa. Davanti si procedeva con forti scossoni assestati dal Grillo a cui seguivano “menate” in progressione del De Cola che, in vista dello scollinamento, assestava un ultima accelerata e andava via ad un Grillo esausto per la rincorsa e infastidito da un maledetto cellulare che, nella sua tasca, continua a squillare. Il Baldi si manteneva diligentemente alla sua ruota mentre il Grillo inseguiva vanamente per gli ultimi 5 km pianeggianti.

        

Fuori tempo massimo (ma riammesso d’ufficio dalla giuria) il gruppo si avvicinava a Scanno. C’era ancora tempo per la volata vincente di Rastelli che ben capitalizzava il suo spunto dopo aver resistito alle progressioni dei grimpeur rimasti in gruppo.

Su un altro fronte, sulle rampe di Passo Godi, i “sultani del pedale” procedevano regolarmente grazie al piano tattico messo a punto dall’esperto Partis: incedere lentamente, rallentare ulteriormente, fermarsi a fare quattro passi e ripartire. D’altra parte, non poteva che andare così, visto che tra i sultani faceva il suo rientro la ruota prestigiosa di Franco Dina che, per autorevolezza e sagacia, eguaglia il lucidissimo Pergola, vera colonna del gruppo.

Nel frattempo, nel centro sportivo di Scanno, si consumava un piccola tragedia. Il Meneghini, dopo aver resistito con caparbietà al ritmo imposto in salita da personaggi a cui concede 30 kg di peso (e dopo una notte in cui si sforzava di dimenticare di essere un atleta), crollava esausto sulla brandina predisposta per accogliere un raduno di musicisti di provincia. Si riprendeva solo allorquando, senza pietà, qualcuno minacciava di andare a chiamare il prete che in quel momento guidava la processione nel centro del paese.

        

Al ristorante, in chiara discontinuità con il passato, il servizio era lesto e il vino accettabile. Questo consentiva di meglio sopportare l’arredo del locale, che annovera, oltre alla mitica “tenda a turaccioli” altre due autentiche chicche: una temibile iscrizione di stampo nostalgico richiamante i fasti del ventennio e una targa in ciniglia blu e peltro dedicata dal Team 2001 al gestore del ristorante datata 1996.

        

Inevitabili ma misurati anche i commenti alla tappa. Durante la tradizionale passeggiata al lago, nessun disperso. Sorprendentemente, durante il viaggio di ritorno il pullman non si incastrava tra le case di Anversa e il buon Partis teneva a freno la sua nota indole da presentatore di Telegatto. L’unica nota preoccupante derivava dalle ipotesi di itinerario per l’annuale gita a Tolfa. Tra tutte, si segnala quella del Grillo che, da profondo conoscitore indigeno del territorio e inguaribile scalatore, proponeva il seguente percorso: salita a Tolfa da S.Severa, discesa a Civitavecchia, risalita dal Sasso e discesa da S.Severa. Risalita da Civitavecchia e discesa verso Manziana. Risalita dal Sasso e ridiscesa da Allumiere per poi risalire al Sasso ma dopo aver legato un sacco di pietre sotto la sella per rendere più ardua l’impresa. Per fortuna tutto veniva rimandato alle decisioni del Presidente.

                 
 

Infine, curiosamente, non avendo trovato il solito temibilissimo muro di auto al casello autostradale, il gruppo rientrava a Roma ad orario accettabile: una giornata memorabile!

Resoconto di  Marco Baldi

 

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